Cl. Alain Corne   
Veduta della città dal fronte sud-ovest.
 
LA POLEMICA
LA POLEMICA SUL RESTAURO E IL
TEMPO DELLA RICONOSCENZA
Cl. Valérie Rousset.
La torre della Giustizia, coperta di ardesia.
 e scelte attuate da Viollet-le-Duc per il restauro delle fortificazioni della città provocano fin dal 1872 vivaci critiche, di cui Jean-Pierre Cros-Mayrevieille si fa eco in una lettera indirizzata al Ministro delle Belle arti: "Si trattava di impedire che il monumento cadesse, di vegliare perché si conservassero tutte le sue caratteristiche primitive; si è costruito, si è rifatto da nuovo, si è demolito per ricostruire…"
Un argomento riassume in se stesso tutti i dibattiti: la questione delle coperture dei tetti. I tetti conici e le loro coperture in lastre di ardesia sono considerati come una imitazione impropria dei modelli del Nord della Francia. Si dimenticava, tuttavia, che la città proposta da Viollet-le-Duc era quella voluta dagli ingegneri del re. Questa decisa scelta di omogeneità infatti deludeva coloro - e in modo particolare abitanti di Carcassonne - che avrebbero desiderato un ripristino più fedele degli stati successivi del monumento.
Questa visione critica avrà la meglio negli anni 1960, in cui, per spezzare l'unità, i Monumenti storici realizzeranno qualche copertura di tetto in tegole piatte o in assicelle di legno, insieme a coperture con tegole a canale per le torri romane. A partire dalla fine degli anni 1980, il riferimento è tornato ad essere quello di Eugène Viollet-le-Duc, per rispetto alla coerenza e all'unità di pensiero che ha dominato l'impresa. E' anche questo il valore che è stato espressamente riconosciuto dall'Unesco al momento dell'iscrizione della città storica di Carcassonne all'elenco del Patrimonio dell'Umanità.

 
   
 
  La porta Narbonense, coperta di un tetto in tegole piatte a partire dagli anni 1960.
  Cl. Alain Corne.